Queste sono mani da operaia


Ho passato qualche giorno con la mia compagna, e non so perché ma mi è tornata in mente una pagina di un libro stupendo di Heinrich Boll, che s’intitola Opinioni di un clown, (un libro che mi ha sempre affascinato) ecco il passo a cui penso fa più o meno così

“Sebbene i fagioli che avevo mangiato mi pesassero ancora sullo stomaco e la mia malinconia tendesse ad aumentare, andai in cucina, aprii la seconda scatola di fagioli, ne versai il contenuto nella casseruola in cui avevo riscaldato anche la prima porzione e accesi il gas. Gettai nel secchio della spazzatura il filtro usato con il fondo del caffè, ne presi uno fresco, ci misi dentro quattro cucchiaini di caffè e tentai di fare un po’ di ordine in cucina. Gettai uno strofinaccio sopra la pozzanghera di caffè, i barattoli vuoti e i gusci d’uovo nella spazzatura. Odio le stanze in disordine, ma sono io stesso del tutto incapace di fare ordine. Andai nel soggiorno, presi i bicchieri sporchi e li misi nel lavandino. Non c’era più nulla in giro per la casa che facesse disordine e tuttavia non aveva l’aria di essere in ordine. Maria aveva una maniera così rapida e abile di mettere ordine, sebbene non facesse nulla di visibile, nulla che si potesse constatare. Il segreto doveva essere nelle sue mani. Il pensiero delle mani di Maria – soltanto l’idea che potesse posare le mani sulle spalle di Zupfner- accresceva la mia malinconia fino alla disperazione. Una donna può con le sue mani esprimere tante cose, dare l’illusione di tante cose che in confronto le mani maschili mi fanno sempre l’effetto di pezzi di legno. Le mani maschili sono mani che si stringono per salutare, mani che picchiano, mani che sparano naturalmente e mani che firmano. Stringere, picchiare, sparare, firmare assegni sbarrati : questo è tutto quello che le mani maschili sanno fare e… naturalmente lavorare. Le mani femminili non sono già quasi più mani, sia che spalmino il burro sul pane sia che liscino i capelli sulla fronte. Nessun teologo ha mai avuto l’idea di fare una predica a proposito delle mani femminili nel Vangelo : Veronica, Maddalena, Marta  e Maria, una quantità di mani di donna si muovono nel Vangelo, mani piene di tenerezza per il Cristo.” (p.199)

Forse ha ragione la mia compagna, quando dice “queste sono mani da operaia”, ed io penso sempre a quanta tenerezza e quanta pazienza c’è in quelle mani, nella dedizione che compie ogni giorno quando va a lavorare! Ecco, alle volte tendiamo a dimenticarci l’amorevole gesto creativo che gli uomini e le donne portano nei contesti lavorativi, alle volte tendiamo a dimenticarci l’enorme vantaggio competitivo delle donne nel mondo del lavoro! Perciò trattenete, investite, valorizzate quelle mani così piene di tenerezza lavorativa… Dobbiamo sempre aver il coraggio di predicare le mani femminili che lavorano!

Rif : Opinioni di un clown, Heinrich Boll,2002

4 commenti Aggiungi il tuo

  1. Adele ha detto:

    Le mani delle donne senza dover pronunciare nessuna parola parlano di noi. Quante cose raccontano le nostre mani, quanti segreti che racchiudono, accolgono chi ci sta di fronte, ci seguono nel buio e nella luce esprimendo le nostre emozioni, custodi sul grembo, nervose di un’aspettativa creata, ribelli alla vita, tese alla verità, battenti se addolorate, abbandonate alla stanchezza del tempo ma di animo fiero, mani intrecciate in altre mani, mani che collaborano, che giocano, mani libere come ali che possono e che vogliono cambiare il mondo, mani forti che incidono sul mondo! Mani di donne che lavorano con passione e dedizione e che solo di rado sono riconosciute tali sul lavoro, mani femminili che per come lavorano dovrebbero essere un esempio di cura e di approccio al lavoro per l’universo maschile che invece di valorizzarle tende ancora oggi ad annientarle, forse perché mani pericolose, portatrici di quella speranza che ci tolgono giorno dopo giorno e di quel vento di novità che tanto fa resistenza a soffiare…

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    1. dadepalma ha detto:

      Grazie… per aver condiviso questo tuo stupendo pensiero… che mi lascia senza parole… ma con in mano una grandissima gioia!

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  2. S.Spinale ha detto:

    Questa mattina leggendo questo articolo mi è venuto alla mente Kahlil Gibran, un autore che nel tempo ho sempre letto a spezzoni perchè racchiude nei suoi scritti grandi verità che devono essere assorbite e rielaborate da ogni lettore nei giorni, dedicandosi ad altro che non sia la lettura. Forse ai momenti legati più all’azione, al mettersi in gioco, al provare ad essere se stessi. In quei momenti a volte ho la sensazione di assorbire e apprendere il vero senso di molte delle cose che leggo.
    E l’amore per il lavoro, per ciò che si fa, per ciò che ti permetterà di diventare ciò che sei e sarai è uno dei fulcri intorno al quale gira la vita di ogni essere umano. La bellezza del mondo lavorativo femminile è sempre così poco messa in risalto e invece nella maggior parte delle volte è il vero tessuto che tiene insieme tanti aspetti dell’evoluzione della vita di un uomo.
    In questo contesto bsogna leggere il brano che Gibran dedica all’importanza del lavoro:

    Allora un contadino disse:
    Parlaci del Lavoro.

    E lui rispose dicendo:
    Voi lavorate per assecondare il ritmo della terra e l’anima della terra. Poiché oziare è estraniarsi dalle stagioni e uscire dal corso della vita, che avanza in solenne e fiera sottomissione verso l’infinito.
    Quando lavorate siete un flauto attraverso il quale il sussurro del tempo si trasforma in musica. Chi di voi vorrebbe essere una canna silenziosa e muta quando tutte le altre cantano all’unisono?

    Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
    Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra, che vi fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine. Vivendo delle vostre fatiche, voi amate in verità la vita.
    E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo.
    Ma se nella vostra pena voi dite che nascere è dolore e il peso della carne una maledizione scritta sulla fronte, allora vi rispondo: tranne il sudore della fronte niente laverà ciò che vi è stato scritto.
    Vi è stato detto che la vita è tenebre e nella vostra stanchezza voi fate eco a ciò che è stato detto dagli esausti.
    E io vi dico che in verità la vita è tenebre fuorché quando è slancio,
    E ogni slancio è cieco fuorché quando è sapere,
    E ogni sapere è vano fuorché quando è lavoro,
    E ogni lavoro è vuoto fuorché quando è amore;
    E quando lavorate con amore voi stabilite un vincolo con voi stessi, con gli altri e con Dio.

    E cos’è lavorare con amore? È tessere un abito con i fili del cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato.
    È costruire una casa con dedizione come se dovesse abitarla il vostro amato.
    È spargere teneramente i semi e mietere il raccolto con gioia, come se dovesse goderne il frutto il vostro amato.
    È diffondere in tutto ciò che fate il soffio del vostro spirito,
    E sapere che tutti i venerati morti stanno vigili intorno a voi.

    Spesso vi ho udito dire, come se parlaste nel sonno:
    “Chi lavora il marmo e scopre la propria anima configurata nella pietra, è più nobile di chi ara la terra. E chi afferra l’arcobaleno e lo stende sulla tela in immagine umana, è più di chi fabbrica sandali per i nostri piedi”.
    Ma io vi dico, non nel sonno ma nel vigile e pieno mezzogiorno, il vento parla dolcemente alla quercia gigante come al più piccolo filo d’erba; E che è grande soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal proprio amore.

    Il lavoro è amore rivelato.
    E se non riuscite a lavorare con amore, ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e, seduti alla porta del tempio,ccettare l’elemosina di chi lavora con gioia.
    Poiché se cuocete il pane con indifferenza,voi cuocete un pane amaro, che non potrà sfamare l’uomo del tutto. E se spremete l’uva controvoglia, la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino.
    E anche se cantate come angeli,ma non amate il canto, renderete l’uomo sordo alle voci del giorno e della notte.” (tratto da “IL LAVORO PER ASSECONDARE IL RITMO E L’ANIMA DELLA TERRA”)

    Tutte le nostre mani sono mani da operaia e soprattutto mani che riscaldano, che vivono la vita che hanno intorno. E per citarti scrivo “Dobbiamo sempre aver il coraggio di predicare le mani femminili che lavorano!” Dobbiamo e lo dobbiamo a loro!

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    1. dadepalma ha detto:

      Grazie Simone… non ricordavo il pezzo di Gibran, per la verità forse non l’avevo mai letto!!! al di là di questo però rimane un pezzo stupendo… grazie

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