“El mundo necesita gente que ame lo que hace!” (cit. S. Jobs)


Quello che ho cercato di dire il 13 novembre durante la prima presentazione de Il lavoro perduto e ritrovato

Chi mi conosce sa quanto in questi ultimi giorni mi sono a lungo interrogato se fosse giusto o sbagliato prendere la parola quest’oggi, un po’ perché la presentazione di un libro è sempre una celebrazione, un po’ per il mio carattere “indisciplinato” a questi tipi di cerimonie, un po’ perché Il lavoro perduto e ritrovato è nato qui, tra i banchi dell’Università di Bari, e parlare alla presenza di chi mi ha formato, di chi per primo ha creduto in me, mi ha sostenuto, mi ha insegnato a credere nella bellezza dei miei sogni, bè un po’ mi imbarazza.. un po’ di timore, di paura si ha… perché in fondo non si sa mai se si è stati all’altezza delle aspettative dei tuoi maestri, del tuo maestro… in questi giorni però guardando e sfogliando il libro mi è tornata alla memoria una frase di Jung, L’amore è un concetto estensibile che va dal cielo all’inferno, riunisce in sé il bene e il male, il sublime e l’infinito. E allora in fin dei conti ha ragione il prof. Tanucci, io m’innamoro troppo, e soprattutto m’innamoro della bellezza di alcune parole, ma questo perché come diceva Fromm Senza amore, l’umanità non sopravvivrebbe un solo giorno.

Il lavoro perduto ritrovato nasce quindi dall’amore per una passione, nasce dalla voglia di ritrovare il mio pensiero, di confrontarlo, di condividerlo, di leggerlo e rileggerlo… di non smettere mai di contraddirsi, di non aver soluzioni preconfezionate o troppo ragionate, di voler cercar di interpretare il mondo del lavoro, che cambia e si trasforma in continuazione… di interpretare la sua complessità, nasce della mia voglia di viaggiare nel mio pensiero, del mio non esser mai solo… Il lavoro perduto e ritrovato è un percorso ci son voluti 17 mesi, 35 “uomini”, 1 conferenza, tante discussioni, tante riletture, tante email… 17 autori, 16 paper, 1 casa editrice, 1 libro… ma soprattutto tanta gente che ha creduto in un progetto…è quest’ultima è una cosa straordinaria… Il lavoro perduto e ritrovato, quindi, è soprattutto una storia bellissima! Una storia d’amore bellissima!

Vorrei però chiedere scusa… Vorrei chiedere scusa a chi dopo anni di cassa integrazione si ritroverà presto solo e con tante domande, a chi lotta per un mondo diverso, a chi mi Parla delle sue paure, della sua voglia di vivere, dei suoi progetti, a chi mi Parla dei suoi sogni, del suo particolare mondo, della sua famiglia, vorrei chiedere scusa a chi ogni giorno è testimonianza di come la vita è semplicemente meravigliosa, vorrei chiedere scusa a chi ama il suo lavoro, a chi lo cerca, a chi non lo trova, a chi parte, a chi resiste, a chi in questo libro ha ritrovato una parte di se, una parte che pensava perduta, vorrei chiedere scusa a te che hai scelto di andar per la tua strada, a te che mi dici che la vita continua, che l’amore passa, che va bene ….che va bene così, lontani si sta meglio, però tutto questo senza di te non ci sarebbe mai stato… vorrei chiedere scusa a tutte le storie, i volti che in questi anni ho incontrato… Vorrei chiedervi scusa perché il mio parlare, il mio scrivere, il mio dialogare non trova soluzioni, perché il nostro condividere vissuti spesso si scontra con le assurde soluzioni del cost control, perché spesso le soluzioni adottate non sono mai quelle che io, noi speriamo… vorrei chiedervi scusa perché Il lavoro perduto e ritrovato non ha soluzioni preconfezionate ma chiede a tutti noi di riflettere, di ragionare e di aprire un dibattito sul lavoro, un dibattito non solo sulle questioni salariali e contrattuali ma soprattutto sulla qualità della vita lavorativa… sul benessere aziendale! sul bellessere… che senso ha il lavoro per noi? Cos’è il lavoro?

Freud sosteneva che la felicità si basa su due parole Amore e Lavoro, certo ora qualche mia cara amica psicologa vorrà subito farmi notare che forse dovrei superare Freud, dovrei aggiornarmi un attimo, ma come è noto amo ciò che sono, amo l’interdisciplinarietà, amo spaziare, amo l’armonia della mia cultura… perché anche se viviamo in un sistema dove quando ti presenti per una selezione è sempre bene non far vedere che hai cultura, perché se no non vai bene all’interno dell’impresa, io sono profondamente orgoglioso della mia terra, dei miei maestri, e di ciò che hanno voluto insegnarmi e farmi apprendere, La cultura non può e non deve esser un ostacolo, la cultura non può esser nascosta… la cultura paradossalmente è il pilastro fondamentale per costruire quei prodotti innovativi e creativi, che servono al sistema imprenditoriale… è il capitale intellettuale, la vera ricchezza delle imprese, esso va necessariamente valorizzato se si voglio vincere le sfide del mercato. In un film straordinario, Pane e Libertà, Peppino di Vittorio ad un certo punto dice Dentro i libri stanno le parole e se uno le impara non ti possono più comandare come vogliono loro, le parole ti insegnano la dignità e se uno tiene la dignità allora tiene anche il rispetto.” Dignità e rispetto due parole meravigliose!Spesso capita di sentir citare Steve Jobs, e nello stesso tempo sentir dire che la cultura non serve, ecco vedete io la penso esattamente come Jobs… Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate!

Amare il proprio lavoro è forse la cosa più straordinaria che può capitare ad un uomo, ma l’amore cos’è? Io ho sempre pensato che l’amore è un sentimento, un’emozione che ti trascina… che ti fa esser fragile e forte… un sentimento che ti fa ridere e piangere… l’amore… l’amore è qualcosa di meravigliosamente bello…. l’amore secondo me è semplicemente un qualcosa che ti fa sentire vivo! L’amore è pieno di Ottimismo perché come diceva Helen Keller “Ogni ottimista si muove nel solco del progresso, affrettandolo, mentre i pessimisti vorrebbero mantenere fermo il mondo. La conseguenza del pessimismo nella vita di una nazione è la stessa di quella nella vita di un individuo. Il pessimismo uccide l’istinto che richiede agli uomini di combattere contro la povertà, l’ignoranza ed il crimine, esaurendo tutte le fonti di gioia nel mondo.” L’amore è pieno di speranza perché è nella capacità di vedere il nostro futuro, che i nostri sogni diventano realtà. La speranza parola che alla nostra generazione è stata rubata. L’amore è resilienza perché è la capacità di far fronte in maniera positiva ai momenti di crisi, il cercare soluzioni e ciò che serve per superare le avversità. L’amore è autoefficacia perché come diceva Bandura l’autoefficacia è la “convinzione nelle proprie capacità di organizzare e realizzare il corso di azioni necessario a gestire adeguatamente le situazioni che incontreremo in modo da raggiungere i risultati. Le convinzioni di efficacia influenzano il modo in cui le persone pensano, si sentono, trovano le motivazioni personali e agiscono” (1986). Il lavoro perduto e ritrovato è quindi pieno di Ottimismo, Speranza, Resilienza, Autoefficacia… Il lavoro perduto e ritrovato è pieno d’amore, e per me L’amore all’interno di un contesto lavorativo passa attraverso lo studio e l’applicazione del capitale psicologico! Qualche giorno fa una mia amica mi ha chiesto, quanti vivono rincorrendo tenacemente il proprio ideale lavorativo? Non ho risposta a questa domanda… perché è il punto centrale della nostra epoca… L’uomo non può far a meno di lavorare, esso infatti permette all’uomo di assicurarsi i suoi bisogni fisici ed emotivi, permette di sentirsi realizzato, parte di un sistema, di un mondo… del suo mondo… non solo… il lavoro è costantemente presente all’interno di tutto l’arco della sua vita, il lavoro lo investe emotivamente. Le caratteristiche del legame tra l’uomo e il suo ideale lavorativo sono determinate dalla sua vicinanza fisica (ed emotiva), dall’utilizzo del lavoro come base sicura (non è un caso che i contratti atipici, i cosiddetti precari vivono un senso di insicurezza), il lavoro è fonte di protezione e conforto, e quando ci si separa dal lavoro (perdita o altre forme di mobilità) esso procura notevoli stati d’ansia (e si pensi, qui, alle forme più gravi come la depressione o alle forme più estreme come il suicidio). Tutto ciò ricorda i criteri proposti per la costruzione del legame d’attaccamento, esso è caratterizzato da una prima fase di avvicinamento e di contatto (ricerca del lavoro, invio curriculum, sogno del lavoro desiderato), nella seconda fase si rivolge il proprio interesse verso il lavoro desiderato e trovato (fase di forte passione emotiva), nella terza fase si ricerca il lavoro come base sicura, infine nell’ultima fase è quella di scopo. Ma queste fasi ricordano tanto gli stili di attaccamento di coppia, l’amore è la base della nostra vita! È la base di ciò che facciamo, di ciò che siamo! Tornano quindi alla memoria le parole di Eduardo Galeano, scrittore uruguaiano che una volta ha detto “Ogni persona brilla con luce propria fra tutte le altre. Non ci sono due fuochi uguali, ci sono fuochi grandi, fuochi piccoli e fuochi di ogni colore. Ci sono persone di un fuoco sereno, che non sente neanche il vento, e persone di un fuoco pazzesco, che riempie l’aria di scintille. Alcuni fuochi, fuochi sciocchi, né illuminano né bruciano, ma altri si infiammano con tanta forza che non si può guardarli senza esserne colpiti, e chi si avvicina si accende.” Grazie quindi a chi si è acceso, Grazie a chi questo fuoco lo ha visto accendersi, ne è stato colpito e lo ha alimentato… Grazie a chi ha intrapreso questo viaggio con me, Grazie alla Mimesis, a tutti i suoi lavoratori, che hanno creduto in questo progetto e che lo stanno valorizzando, Grazie ad Angela Pansini, per i suoi suggerimenti… Grazie al prof. Nicola Costantino, che ha sempre tempo per accogliere il mio pensiero… Grazie a Giuseppe Iannantuono per aver creduto in me, per avermi sostenuto e sopportato, Grazie a Alain Ehrenberg, a Alessandro Casiccia, a Riccardo Del Punta, a Diego Fusaro, a Gianfranco Dioguardi, a Alessandro Cravera, a Franco Debenedetti, a Gianfranco Rebora, al caro Maurizio Agnesa, a Luca Valerii, a Vincenzo Spaltro per aver condiviso questo progetto con me, per avermi aiutato a crescere, ad imparare le tante cose che ignoravo… grazie perché un piccolo sogno si è realizzato… e questa è una emozione immensa!!! Grazie al prof. Germano, Grazie al prof. Tanucci che oggi sono qui, Grazie al prof. Veneto per la pazienza che ha nell’aiutarmi a comprendere il valore e l’importanza del Lavoro, Grazie alla Studio Veneto che mi sopporta!  Grazie ad Amelia Manuti, e quindi grazie alla mia bellissima facoltà, per avermi insegnato a credere nella bellezza dei miei sogni, senza di Lei, senza il Suo sostegno e i Suoi preziosi insegnamenti, tutto questo non sarebbe stato mai possibile, e Grazie a Gianni Vattimo, amico, amico fraterno, è solo grazie ai nostri innumerevoli incontri/scontri che il mio pensiero trova casa!

Il lavoro perduto e ritrovato parte da qui…da qui, da Bari, proprio dove era nato… in un viaggio che ritrovi il senso di ciò che abbiamo perduto… Il lavoro perduto e ritrovato riparte da qui… per andare incontro all’indefinito mondo del lavoro…dove anche i mestieri diventano tali “indefiniti”… indefiniti come le emozioni, i vissuti di tutti noi… indefiniti come le sofferenze psichiche… e allora il lavoro perduto e ritrovato, è dedicato a te che dopo aver sognato il tuo lavoro, la tua famiglia ora ti ritrovi in cassa a zero ore… che mi ripeti che vuoi partire… ma nella tua voce sento il tuo perdere la speranza, è dedicato a te cara amica mia che sostieni, incoraggi e sogni la tua famiglia… ma anche tu quella speranza non la vedi… è dedicato a te che sognavi di far l’archeologa ed ora sogni di entrare in un call center… è dedicato a te che sei partito e no sei più tornato, è dedicato a te che lotti per uno stage, è dedicato a te che ti umili dicendo che non sai far nulla, è dedicato a te che aspetti con ansia una risposta, è dedicato a te che in questa società del malessere non ci vuoi più stare, a te che non ci stai a sentirti dare dello schizzinoso, è dedicato a te… a te che sogni… che vuoi vivere in maniera diversa… che sei stanco di vivere arrancando!… a te che vuoi semplicemente la tua vita! È dedicato a te, cara Maria, perché questo libro parla anche di te, che non hai mai smesso di credere in das humankapital, perché ti sei fatta 700km per venire a torino, che in questi mesi non hai fatto altro che essere parte de Il lavoro perduto e ritrovato, ed oggi sei qui! Grazie perché il tuo esserci sempre e comunque è per tutti noi un grandissimo onore, un grandissimo regalo che la vita ci ha voluto donare! Grazie di cuore!

Il lavoro perduto e ritrovato vuole, chiede… umilmente a tutti noi di ripensare il linguaggio, i nostri modi di vivere, ma soprattutto di indignarci, davanti a chi licenzia, davanti a chi tratta l’uomo che lavora come un oggetto, Il lavoro perduto e ritrovato parla di aziende come La Mapei, perchè La Mapei non ha licenziato neanche un solo dipendente!!! Parla di Microsoft che ha un sistema di gestione d’impresa unico nel suo genere…parla di Sas, Ferrero, Elica o Tetrapack… Qualche giorno fa, il presidente del Consiglio di sorveglianza della Volkswagen, Ferdinand Piech, ha detto “Sono molto preoccupato per l’elevata disoccupazione giovanile in alcuni Paesi dell’Ue, è qui che dobbiamo agire uniti (…) nel suo piccolo la Volkswagen offre già il suo contributo. Offriamo a giovani spagnoli e portoghesi l’opportunità di mettere radici professionalmente. (…) Il nostro programma “StartUp” è concepito per ingegneri uomini e donne che dopo la laurea vogliono compiere un’esperienza internazionale, (…) al termine dei due anni di questo programma è possibile l’assunzione definitiva. Questa opportunità vogliamo offrirla adesso anche ai giovani italiani.” In queste parole c’è tutto… c’è riassunto tutto il lavoro perduto e ritrovato… queste sono aziende che vogliamo, queste sono le aziende del futuro, queste sono le aziende che credono nel benessere…che considerano l’uomo che lavora centrale ed importante!

Qualche giorno fa una mia amica mi ha inviato in una foto dove c’era scritto El mundo necesita gente que ame lo que hace! E questa frase, di Jobs, mi ha fatto tornare alla memoria una cosa che lui stesso diceva “L’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.” Ecco allora è giusto Non accontentiamoci…

L’uomo, L’uomo prima di ogni cosa… quello che qui, che ne il lavoro perduto e ritrovato c’è… è l’uomo che lavora… l’uomo posto al centro come diceva Fromm “L’uomo ha la precedenza sulle cose, la vita sulla proprietà, e quindi il lavoro sul capitale; che il potere consegue alla creazione, e non al possesso; che gli uomini non devono essere governati dalle circostanze, ma al contrario le circostanze dagli uomini”. Ecco non possiamo cambiare il mondo se ci accontentiamo, se decidiamo di abbandonare i nostri sogni, se non decidiamo che questo sistema va superato…

non perdiamoci ma ritroviamoci… perché il meglio deve ancora venire… Grazie!

Il lavoro perduto e ritrovato è stato presentato presso la  Sala delle Lauree “G Contento” – Univeristà degli Studi di Bari – Facoltà di Giurisprudenza, alla presenza del prof. Nicola Costantino, rettore Politecnico di Bari, del Prof. Giancarlo Tanucci, professore ordinario di psicologia del lavoro – Università di bari, del Prof. Tommaso Germano, professore associato di diritto della previdenza sociale – università di bari, della Dott.ssa Amelia Manuti, ricercatore di psicologia del lavoro e delle organizzazioni – università di bari. Ha Introdotto e moderato il Prof. Gaetano Veneto, professore ordinario di diritto del lavoro –università di bari e concluso dal prof. Gianni  Vattimo, Filosofo e Professore emerito di filosofia teoretica presso l’Univeristà degli Studi di Torino

8 commenti Aggiungi il tuo

  1. Daniela ha detto:

    Direi (anzi dico) che ci sei “tutto intero”!!! Riflessioni non standardizzate e pensieri in continuo divenire come si compete a una “materia fluida” come quella che tratti! Ti auguro di diffondere le tue idee e di trovare anche compagni di percorso sempre validi come quelli che ti hanno circondato e supportato nella realizzazione di questo sogno cartaceo! Evviva!!!

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  2. Ho sempre creduto che quello scrigno dove riponiamo i nostri desideri, le nostre prospettive, le proiezioni, la tenacia per continuare a volere un mondo diverso nonostante tutto e soprattutto nonostante tutti abbia una sola chiave posseduta e riposta da ognuno di noi in quella voglia di affermazione e di rivincita verso ciò che ci è stato negato per mille motivi e per mille fattori contrari al nostro andamento. Quella chiave ha un nome che tu Davide più volte mi hai insegnato a guardare e quasi a colloquiare con essa: Speranza. Il fulcro del nostro andare verso un ignoto e verso un tentativo sempre nuovo e sempre rischioso ma pieno di soddisfazioni nel costruirlo e nell’accudirlo lungo il viaggio stesso, lungo la prova infinita del mettersi in gioco. La Speranza di esserci come protagonisti e non come comparse nella propria vita. Come giudici di ciò che vogliamo essere all’interno di questa società.
    Ho inoltre sempre creduto che il lavoro e gli aspetti inerenti ad esso siano la leva per esprimersi o forse parafrasando un detto per nobilitarsi verso un’Io futuro a cui piano piano diamo forma con le scelte e le decisioni che prendiamo in prima persona. Tutto ciò detto non vuole essere solo un’analisi o un discorso astratto sulla bellezza della creazione di un propro libro, della costruzione pagina per pagina di un concetto che si vuole mandare a chi legge, a chi si fida degli autori, a chi apprezza e stima gli autori di quel libro. Vuole invece essere, oltre questo, uno sguardo oltre l’oggetto stesso. Perchè il libro ha la sua migliore qualità nell’aprire la mente di chi lo legge verso pensieri e riflessioni mai fatte. Verso prospettive mai intraviste prima. E questo libro ti racconta perchè racconta la tua dedizione verso il mondo stesso. E’ un’opportunità per te ma soprattutto per chi legge le tue analisi.
    Qualche giorno fa ho sentito tra mille parole retoriche di un discorso importante alcune parole vere e profonde di significato che anche tu mi hai detto molte volte, che ho letto qui nel blog molte volte:
    “Ho sempre creduto che la speranza è così ostinata dentro di noi, nonostante tutto, che ci aspetta qualcosa di meglio, se abbiamo il coraggio di continuare a tendere verso ciò, di continuare a lavorare, di continuare a lottare.”
    Firmato Barack Obama (discorso di vittoria dopo la rielezione, 7 Novembre 2012)
    E come dice il titolo del tuo libro ciò che si perde, se si lotta e non si molla l’obiettivo, poi lo si ritrova. Ci si ritrova!
    Tanti complimenti Davide!

    P.S. Per riderci su però vorrei ricordarti anche un’altra frase importante per il mondo: “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità!” :-p ahah

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  3. Club del Libro - Bari ha detto:

    Grazie a te. Per come sei, per come pensi, per come ami.

    – Angela –

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  4. Rossella ha detto:

    Mi piace e mi coinvolge questa presentazione, forse, inusuale, carica di emotività, quella da cui, in questa società in cui impera l’Homo sapiens demens, si cerca continuamente di rifuggire. E’ un’emotività positiva, che richiama l’emozione base, l’amore, quell’emozione in cui una società degna di tale nome, per dirla con Humberto Maturana, affonda le sue radici, così come il ragionare costruttivo di ogni singolo individuo. E’ una sorta di ribaltamento dei valori che hanno portato verso il baratro il mondo attuale e che, viceversa, in qualche modo, pur non offrendo ancora, come dice lo stesso autore, Davide de Palma, qualcosa di “concreto” per il lavoro, sembra aprire di nuovo l’anima alla speranza, nel calore della condivisione e dell’accettazione reciproci.

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  5. Daniela Mereu ha detto:

    Davide….ma ieri hai detto tutto questo?
    E’ bellissimo questo articolo, ogni volta che leggo cio’ che scrivi capisco che ci metti veramente tanta passione e tanto amore in cio’ che fai…L’amore è meravigliosamente bello,
    tu nei tuoi scritti parli tanto d’AMORE , mi pare quasi che sia il soggetto dopo il LAVORO
    parlare d’amore e questo mi stupisce,(non pensando a te ma agli uomini in generale),perchè gli uomini non sanno parlare d’amore nelle cose che fanno e nella vita in generale, gli uomini non parlano e se parlano parlano poco…parlano di calcio, di donne etcc….
    Perchè l’amore e parlo per i popoli soprattutto latini è un sentimento in qualche modo vergognoso per gli uomini.
    Perchè ho sempre lavorato a contatto con tanti uomini e la mia opinione su di loro è questa, gli uomini non si parlano e se parlano d’amore è perchè c’è solo il sesso di mezzo….
    Tu caro Davide sei diverso, tu sei UMANO come il tuo CAPITALE!!!
    ,

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  6. Mary ha detto:

    “Oggi dobbiamo riprenderci quei sogni che qualcuno, temo, vuole rapirci.
    Non accontentarsi di quello che ci viene detto e dato.
    Credere nei nostri sogni, realizzarli. Nessuno può toglierci la speranza di realizzare i nostri sogni, è nella bellezza dei nostri sogni che possiamo realizzarci.
    Sono le conoscenze il vero valore aggiunto.
    Siamo noi il futuro.
    I prodotti innovativi non si creano licenziando.
    Credo nell’uomo che lavora, che lavora in un’azienda che lo fa star bene.
    Basta ad una vita fatta di sopravvivenza.”

    E chi lo ferma (e fermava) più… 😛

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  7. Adele ha detto:

    Tu sei tutto questo e molto di più Dav…oggi è stato bello ascoltarti in radio, la tua voce prima timida poi vorace che affermava ciò in cui credi! “Un blog folle e affamato” ha detto la speaker “proprio come possiamo avvertire ascoltandolo parlare”. Se dovessi trovare una “palabra” per riassumere il tuo intervento di poco fa e per descrivere le belle parole che hai detto alla presentazione del tuo libro, a cui mio malgrado non ero presente di persona ma tu sai che c’ero col cuore, che qui leggo, e credimi le ho lette e rilette molte volte, userei “passione”. Non trovi che sia una parola in movimento? Tu hai passione e sei sempre in moto con tutto il tuo bagaglio, che arricchisci ogni giorno, verso i tuoi sogni. E’ questo che ci insegni ed è per questo che ti dico grazie. La gratitudine verso chi ha lavorato con te l’ho sentita forte. La lotta e l’impegno in un progetto che hai finalmente visto realizzarsi, l’amore e la dedizione verso il risultato son vivi nelle tue parole. C’è tutto un mondo dietro quel libro, il mondo a cui aspiri e a cui aspiriamo tutti. Non l’ho ancora acquistato, chiedo venia, ma lo farò presto, soprattutto ora che ho avvertito dalla tua voce quella luce che riempie l’aria di scintille, perché tu sei una di quelle persone che, citando la tua citazione, “si infiammano con tanta forza che non si può guardarli senza esserne colpiti, e chi si avvicina si accende”. La chiave sta nel tenere salda e nel ritrovare sempre quella luce che hai dentro, anche nei momenti di sconforto, una luce di speranza, capace di coinvolgere chiunque, quella luce che accende e miete già parecchie vittime, io da tempo una di queste 😉

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  8. Pasquale_det ha detto:

    Ho letto questo articolo, scritto, presentazione e i commenti in coda con la musica del Lago dei Cigni di sottofondo: i due colori il bianco e nero del cigno o della fanciulla cigno rispecchiano forse, secondo me gli aspetti del mondo, non parlo di razze, ma parlo di sentimenti. Il mio padre spirituale mi dice: Bisogna aggredire la vita, mangiarsela, sfruttarla! Non farsi prendere dal nero ma correre verso la luminosità, forse le sfumature sono il percorso da fare ma meglio una percentuale in più di bianco in un barattolo di nero, meglio una percentuale di nero in meno in un barattolo di bianco. Possiamo e dobbiamo dipingerci la vita, io la preferisco sempre tendente al bianco, come la neve o la panna del gelato, rispetto al nero del catrame o del carbone dolce. La tavolozza della vita è e sarà certamente piena di tutti i colori percepibili dalle nostre iridi. Forse da domani dirò che so qualcosa in più rispetto al giorno prima, il nostro cervello è una macchina perfetta, anzi dire macchina è anche sbagliato, perchè in ogni istante si modifica, il nostro cervello è capace di modificarsi in maniera istantanea, quello che pensi ora è diverso al milionesimo/miliardesimo di secondo rispetto al precedente istante. Usiamo il cervello, alimentiamolo e alimentiamoci di cultura e di sapere. Il bianco sarà sempre più bianco e il nero sarà sempre più nero ma ci renderemo conto che ogni cosa è stata, è e sarà il risultato della nostra opera.

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